A seguito dell’epidemia di coronavirus, la decisione sulla possibilità di raddoppiare la capacità del Tap viene slittata di sei mesi, a luglio 2021. Inizialmente il consorzio responsabile della realizzazione del gasdotto che porterà in Italia il gas naturale proveniente dai giacimenti azeri di Shah Deniz, aveva provato ad anticipare la data di terminazione. Infatti la data massima prevista per presentare eventuali offerte da parte dei potenziali acquirenti era fissata a gennaio 2021.
Già a partire dall’estate 2019 erano stati lanciati dei test di mercato con l’intento di sondare l’interesse dei possibili acquirenti, come Enel ed Edison, Axpo Trading AG, DEPA Public Gas Corporation of Greece, Bulgargaz EAD, E. ON Global Commodities SE, Engie, Hera Trading srl, e Shell Energy Europe Limited.
Proprio a causa del Covid, le varie aziende energetiche si sono viste costrette a tagliare i propri capex, cioè le somme che le società investono per acquistare o migliorare i loro impianti o strutture. Quindi si è decido di non rischiare con una corsa affannosa per anticipare i tempi ma si è tornati alla prima data prevista dalla normativa, sfruttando tutti i mesi a disposizione.
Luca Schieppatti, il managing director di Tap spiega a MF-Milano Finanza: “Abbiamo deciso di riprendere il piano originale e di raccogliere le offerte vincolanti a luglio del prossimo anno, così da venire incontro alle esigenze degli operatori. Siamo pronti a diversi scenari e per questo è previsto anche uno step intermedio, senza arrivare direttamente al raddoppio di capacità di 20 miliardi di metri cubi dai 10 miliardi previsti per la fase iniziale”.
Insomma il Tap potrebbe presentare un passaggio intermedio che porterebbe l’espansione a 15-16 miliardi di metri cubi. Tecnicamente l’aumento della capacità del gasdotto non comporta complessità. Infatti per il raddoppio occorrerebbe costruire due nuove stazioni, una in Grecia e una in Albania, al fine di aumentare la spinta del gas nelle tubature; per un’espansione parziale, come previsto dallo step intermedio, sarebbe invece sufficiente ampliare le strutture già esistenti.
“Le linee guida del Market Test sono state approvate dai regolatori di Italia, Albania e Grecia, coinvogendo nel processo Snam e la greca Desfa, operatori interconnessi. Sulla capacità sonderemo la disponibilità degli operatori in un momento in cui la situazione di mercato sarà più chiara”. Schieppatti assicura che il larovo è già per il 96% concluso, con entrambe le strutture, in Grecia e Albania, già ultimate, mentre la struttura italiana sarà terminata a breve.
Inoltre afferma che l’impianto sarà operativo entro la fine dell’anno, fornendo così i tempi di arrivo del gas del giacimento di Shah Deniz in Italia. Sulla risposta del mercato c’è molta attesa da parte degli azionisti del consorzio Tap AG, a cui partecipano, oltre a Snam, anche BP e Socar (col 20% ciascuna), Fluxys (col 19%), Enagas (col 16%) e Axpo (col 5%).
Il Tap percorrerà 878 km e si connetterà a Kipoi con Tanap (Trans Anatolian Pipeline), lungo il confine greco-turco; inoltre attraverserà Grecia, Albania e Adriatico e infine approderà in Puglia.
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