Su quali possano essere le cause della diffusione del coronavirus che ha causato una pandemia globale di teorie ne sono state elaborate molte. La vera causa sembra essere di origine del tutto naturale, e potrebbe essere correlata a fattori quali il riscaldamento globale, la deforestazione e l’inquinamento in generale.
Qualcuno ha invece avanzato l’ipotesi, poi smentita, che il Covid-19 possa essere il risultato di esperimenti fatti in laboratorio. Insomma un virus letale sfuggito al controllo dell’uomo che avrebbe infestato il pianeta con conseguenze disastrose che sono sotto gli occhi di tutti.
Qualcun altro ha anche ipotizzato che ci possa essere un rapporto di causa-effetto tra la diffusione delle reti 5G e quella del Covid-19. In particolare in Italia si è parlato dell’installazione di nuove antenne per le reti di ultima generazione a Wuhan e a Bergamo.
Ma è in Gran Bretagna che questa teoria ha prodotto i risultati più inaspettati. Negli ultimi giorni infatti, a Liverpool, Birmingham e Melling nel Mersayside (Inghilterra del nord) alcune persone hanno danneggiato antenne e apparati di rete necessari per la comunicazione cellulare.
Una torre di British Telecom installata a Birmingham è stata data alle fiamme con ingenti danni alle apparecchiature, e pensare che con il 5G non c’entrava nulla, visto che permetteva di fruire solo di connettività 2G, 3G e 4G.
Ancora in Inghilterra alcuni lavoratori all’opera per la posa dei cavi della fibra ottica nell’ambito delle installazioni 5G sono stati importunati da alcune persone che hanno espresso preoccupazione in merito al fatto che le nuove infrastrutture per la rete internet di ultima generazione avrebbero “ucciso tutti”.
Anche sui social se ne è parlato molto, ma soprattutto hanno iniziato a circolare dei video nei quali si vedevano persone attaccare le infrastrutture per la rete 5G ed esultare urlando “fuck 5G”. I video poi sono stati rimossi.
Micheal Gove, ministro del governo britannico, è stato interrogato su quanto accaduto, e ha commentato definendole “pericolose sciocchezze”. Intanto su Twitter il Dipartimento per il Digitale, la Cultura e i Media (DCMS) ha scritto che “non c’è alcuna priva credibile” di un collegamento tra la diffusione del Coronaivurs e il 5G. Il post del dipartimento è stato corredato di un link di approfondimento sul tema che riportava ad un articolo redatto dall’organizzazione indipendente di fact checking Full Fact.
Il direttore del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito, Stephen Powis, ha subito chiarito che l’infrastruttura 5G è di fondamentale importanza sia per la popolazione in generale, specie in questi giorni in cui vige l’obbligo di restare a casa, che per la risposta sanitaria al virus.
“Sono assolutamente indignato e disgustato dal fatto che la gente si scagli contro le infrastrutture di cui abbiamo bisogno per affrontare questa emergenza” ha detto Stephen Powis.
5G e coronavirus, le teorie sostenute dagli oppositori
Nel corso di un programma radiofonico che è stato ampiamente diffuso sui social, si è parlato di quali fossero le possibili implicazioni del 5G nella diffusione della pandemia di Covid-19, e un intervistato cui è stato concesso ampio spazio affermava in sintesi che la rete 5G sta sottraendo ossigeno ai polmoni delle persone.
Le teorie in sostanza sono due, se si escludono quelle che hanno pochissimo seguito. Quelle più accreditate e rilanciate dal tabloid Daily Star che collegano la diffusione del coronavirus alla rete di quinta generazione affermano che il 5G sarebbe in grado di reprimere le naturali difese dell’organismo dell’uomo, che con un sistema immunitario così indebolito non sarebbe in grado di fronteggiare il coronavirus.
Oppure si ipotizza che i virus siano in grado di comunicare tramite le onde radio. Né la prima, né questa seconda teoria dispongono di dati che le sostengano. Non vi è alcuna prova insomma di quanto affermato in queste teorie, anzi se osserviamo la mappa del contagio ci accorgiamo che l’Iran è uno dei Paesi più colpiti, e lì non ci sono ancora reti 5G.
Reti 5G e coronavirus, alcuni dati
Anche nel caso delle reti 5G, come per altre reti wifi, i dati viaggiano attraverso onde radio, che sono solo una parte dell’intero spettro elettromagnetico di onde, le quale nel loro insieme sono tutte in grado di emettere energia che chiamiamo radiazione elettromagnetica.
In questo spettro le onde radio occupano l’estremità più a bassa frequenza, e come le microonde, la luce visibile e il calore, producono solo radiazioni non ionizzanti. Questo vuol dire che questo tipo di onde non è in grado di danneggiare il DNA all’interno delle cellule, a differenza di quanto accade ad esempio coi raggi X, che sono radiazioni ionizzanti.
L’International Commission on non-ionizing protection (Icnirp) ha spiegato che non vi sono ancora prove a sostegno della teoria secondo la quale le tecnologie 5G rappresenterebbero un pericolo per la salute umana.
Ma allora, trattandosi di radiazioni non ionizzanti, per quale ragione sono così tanti coloro che ipotizzano danni per la salute dell’uomo? I rischi connessi alla diffusione del 5G sarebbero legati al fatto che, per migliorare capacità e velocità di connessione, questa nuova tecnologia si serve di una frequenza più alta di onde radio rispetto alle generazioni precedenti.
Il 5G può operare su bande di frequenza sui 700 Mhz, da 3,6 e 3,8 Ghz e 24-28 Ghz. Ed è proprio quest’ultima banda, che è la più vicina a quella delle cosiddette “onde millimetriche” (30-300 Ghz) a destare maggiore preoccupazione nelle persone secondo quanto affermato dall’Istituto Superiore della Sanità.
Il Documento divulgativo dell’ISS sul 5G
Ed è sempre l’ISS ad approfondire queste informazioni relative alla rete 5G con il Documento divulgativo sui rischi per la salute connessi al 5G, dove leggiamo:
“Onde elettromagnetiche di così elevata frequenza, durante la loro propagazione, non riescono a penetrare attraverso edifici o comunque a superare ostacoli, ed inoltre vengono facilmente assorbite dalla pioggia o dalle foglie. Per questo motivo l’utilizzo di tali onde renderà necessario installare numerosi ripetitori che serviranno le cosiddette small cells, aree di territorio dal raggio che può andare da poche decine di metri a circa 2 km”.
“La previsione di una proliferazione di antenne sembra essere la principale causa di preoccupazione riguardo all’introduzione del 5G. Le dimensioni più piccole delle celle rispetto a quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione dei livelli di esposizione più uniforme e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene attualmente”.
“Le onde millimetriche sono riflesse o assorbite solo superficialmente a livello della pelle, senza quindi penetrare all’interno del corpo. D’altra parte, le conoscenze scientifiche sugli effetti a lungo termine delle onde millimetriche provengono da un numero di studi molto più limitato rispetto alle frequenze attualmente utilizzate in quanto le applicazioni sono finora state più rare”.
“Se da un lato aumenteranno sul territorio i punti di emissione di segnali elettromagnetici, dall’altro questo aumento porterà a potenze medie degli impianti emittenti più basse. Un’ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio”.
In parole povere, non è ancora possibile ad oggi affermare che il 5G sia in grado di rappresentare un rischio per la salute delle persone, ma è vero anche che non si può affermare nemmeno il contrario. Men che meno si può dimostrare che la diffusione del 5G abbia favorito la diffusione del coronavirus, o abbassato le difese immunitarie dell’organismo umano.
È necessario che gli studi proseguano, questo è chiaro, e sarebbe bene avere dei dati certi prima di sperimentare gli effetti del 5G sulla pelle di milioni di persone. Si ritiene comunque che nonostante questa nuova tecnologia possa rappresentare un enorme cambiamento in termini di velocità e qualità della connessione, dal punto di vista delle frequenze la differenza rispetto al passato resta comunque molto bassa.
L’Ofcom (l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito) ha misurato i livelli massimi di radiazione elettromagnetica del 5G, e ha rilevato un livello di 66 volte inferiore rispetto ai limiti di sicurezza indicati dalle linee guida internazionali. In Italia l’ARPA del Friuli Venezia Giulia ha recentemente concluso che non vi sono rischi per la salute correlati alla rete 5G.
La seconda teoria: i virus comunicano attraverso le onde radio 5G
La seconda teoria che mette in correlazione la diffusione del 5G e la pandemia di coronavirus, quella che sostiene che i virus siano in grado di comunicare tra loro attraverso le onde radio del 5G per decidere chi infettare, come e quando, si basa su un documento di ricerca del 2011 della Northeastern University di Boston, e dell’Università di Perugia ma è frutto di un errore di interpretazione.
I ricercatori hanno infatti ipotizzato che i batteri sarebbero in grado di produrre segnali elettromagnetici per comunicare con altri batteri. Si tratta di uno studio che non ha ancora prodotto delle considerazioni finali, ma non solo mancano le conclusioni, e quindi è tutto da dimostrare, ma si riferisce ai batteri e non ai virus, come quello del Covid-19 insomma.
Quello che è sotto gli occhi di tutti è che il coronavirus si sta diffondendo soprattutto nelle aree più densamente popolare, come il Nord Italia, e come Wuhan, ma per ragioni completamente diverse da quelle prospettate dai teorici anti 5G.
Il fatto che in queste aree siano state installate antenne per il 5G prima che in molte altre non è da ritenersi quindi prova inconfutabile del fatto che ciò abbia in qualche modo agevolato, se non addirittura causato, la pandemia di coronavirus.
È chiaramente necessario che le autorità competenti continuino ad eseguire test e ricerche per accertare quali sono, se ci sono, i rischi per la salute correlati alla rete 5G. Al momento però non vi sono evidenze scientifiche.
In questo contesto già di per sé delicato, non ha giovato la decisione del consigliere economico di Giuseppe Conte, Gunter Pauli, di pubblicare un tweet in cui ipotizza appunto che le reti 5G possano aver inciso sulla diffusione del coronavirus.
“La scienza deve dimostrare e spiegare il rapporto di causa ed effetto” scrive Pauli su Twitter “In ogni caso la scienza osserva dapprima le correlazioni: fenomeni che sono apparentemente associati. Applichiamo la logica della scienza. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea con il 5G? Il Nord Italia”.
Il messaggio ha fatto il giro dei social, destando dubbi e preoccupazioni nel lettore, che naturalmente è spinto ad una riflessione nel merito anche dal fatto che a pubblicare il post sia stato un personaggio di un certo rilievo, come appunto il consigliere economico del presidente del Consiglio.
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