Da quando è stato lanciato nel 2009, il motore di ricerca green Ecosia si pone l’obiettivo di combattere la deforestazione del Pianeta, ed è proprio in quest’ottica che da sempre destina l’80% dei guadagni pubblicitari alla riforestazione.
Negli ultimi mesi del 2019 in particolare gli incendi hanno devastato migliaia e migliaia di ettari in tutto il Pianeta, si pensi agli incendi che hanno interessato i boschi della Siberia, agli incendi in Australia, e ovviamente a quelli che continuano a minacciare l’Amazzonia.
Da qui l’idea di Ecosia di contrastare la deforestazione con una nuova iniziativa, quella di piantare un milione di alberi in Brasile. Un obiettivo che il fondatore di Ecosia, il trentatreenne Christian Kroll, che afferma di aver piantato ad oggi oltre 60 milioni di alberi, è fermamente intenzionato a raggiungere.
Ecosia, il motore di ricerca che vuole salvare il Pianeta
Ecosia nasce in Germania con la collaborazione di Yahoo e Wwf, ed ha come obiettivo primario quello di sostenere progetti di riforestazione in tutto il mondo. Ora però, all’indomani dei drammatici incendi che hanno interessato il mondo intero, ed in particolare in vista dell’emergenza che riguarda l’Amazzonia, ha deciso di piantare un milione di alberi in Brasile.
In Amazzonia infatti gli incendi, spesso di causa dolosa, stanno distruggendo la biodiversità e mettendo a rischio la vita delle tribù indigene. Ed è proprio per contrastare gli effetti devastanti dell’intervento umano che Ecosia si sta muovendo con questa ultima iniziativa.
Sono passati più di 10 anni da quando a Berlino si svolse la presentazione del nuovo sistema di eco-web che prometteva di rivoluzionare i motori di ricerca. Ecosia infatti affermava già allora che se solo l’1% degli utenti di internet usassero questo motore di ricerca, ogni anno sarebbe possibile salvare una foresta pluviale grande quanto la Svizzera.
Questo se non altro è quanto sostiene Ecosia, ma quanto ci si può fidare di questi numeri? Vediamo all’atto pratico come funziona questo motore di ricerca, e se davvero sta aiutando il Pianeta.
Come funziona Ecosia?
Ecosia si prefigge l’obiettivo di piantare un milione di alberi in Brasile per compensare i danni arrecati dall’uomo alla foresta dell’Amazzonia. I migliori propositi insomma, e per poter raggiungere questi obiettivi si chiede agli utenti di usare Ecosia come motore di ricerca, tutto qui, ma sarebbe davvero sufficiente?
Non esattamente a dire il vero, ed ecco come mai. Ecosia viene pagato quando l’utente che si serve di quel motore di ricerca clicca su un link sponsorizzato o su un annuncio, poi l’80% di quei soldi Ecosia lo investe in alberi, così come sta facendo da anni, finanziando progetti di riforestazione in Brasile, Perù, Marocco, Madagascar, Spagna, Indonesia, Burkina Faso.
Ad ogni modo questo genere di informazione non si trova sul sito web di Ecosia. All’utente viene invece fatto credere che sia sufficiente usare Ecosia per le proprie ricerche su internet, per dare il proprio contributo alla causa.
Purtroppo però non è così, quindi se l’utente non clicca sui banner pubblicitari o sugli annunci sponsorizzati, non dà alcun contributo a salvaguardare l’ambiente, perché ad Ecosia il denaro da investire per comprare alberi arriva solo attraverso i link sponsorizzati.
Fin qui tutto sommato possiamo lamentare poca chiarezza, nel senso che evidentemente non tutti gli utenti che usano Ecosia “aiutano a salvare il Pianeta” ma solo quelli che usandolo cliccano sui link pubblicitari, ma per certi versi nulla di grave, per così dire.
Il punto è che c’è dell’altro. I server di Ecosia usano fonti rinnovabili, è vero, ma il sistema per poter funzionare correttamente deve necessariamente appoggiarsi per le ricerche ad un altro motore di ricerca, Bing in questo caso, mentre in passato era Yahoo. Bing però, a differenza di Google usa solo il 40% di energia pulita, contro il 100% di Google, che è interamente alimentato da fonti rinnovabili.
Su Systemscue leggiamo in merito: “È vero, potrebbero semplicemente cambiare motore di ricerca che sta alla base del servizio e passare a Google, ma così facendo non otterrebbero più abbastanza finanziamenti per fare quello che propongono di fare, cioè piantare un albero ogni 45 ricerche (che in realtà sono di più perché bisogna effettivamente cliccare sugli annunci, come già detto)”.
E sullo stesso sito leggiamo ancora: “quindi sì, propongono un servizio come una risposta ecologica, ma non considerano l’impatto ambientale che è, sempre in teoria, nettamente peggiore di quello che riescono a risanare”. Uno spunto di riflessione e nulla di più, spiega poi il giornalista di Systemscue, che tiene a precisare di essere sempre dalla parte di chi mira a difendere l’ambiente. “Ammiro tantissimo il loro lavoro e servirebbe veramente piantare alberi in ogni punto del globo” conclude poi.
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