Non si sa se si tratti di una sorta di “effetto Greta”, fatto sta che negli ultimi anni sono aumentanti notevolmente i corsi di studi in ottica green e tecnologie innovative scelti dai giovani. I corsi di laurea “green” sono infatti sempre più presenti da ormai 10 anni almeno, e le richieste di attivazione in vista del prossimo anno accademico hanno mostrato una ulteriore impennata.

Il Consiglio Universitario nazionale (Cun) ha ricevuto in questi giorni in totale 195 richieste di nuova attivazione, dato che dimostra una crescita del 38% rispetto a un anno fa, quando il totale delle richieste si era fermato a 141.

Naturalmente spetterà poi all’Agenzia di valutazione Anvur il compito di avallare o meno i desiderata degli atenei, ma questo non toglie che il dato relativo alle richieste rimane di indubbio interesse. L’aumento è stato rilevato soprattutto nell’ambito dell’area 9 (ingegneria industriale e informazione) e dell’area 12 (scienze giuridiche) del Cun.

Un altro dado che balza subito all’occhio è quello relativo al recente boom delle lauree dal titolo “intelligenza artificiale” o “Artificial Intelligence” (AI), che si rileva in particolare negli ultimi 3 anni.

Stando alle informazioni in possesso del ministero dell’Istruzione e del Cun, l’unica università che offriva la possibilità di laurearsi in intelligenza artificiale e robotica era, fino al 2017, la Sapienza di Roma. Poi nel 2018 si è aggiunta Cagliari, mentre nel 2019 si è arrivati ad un totale di 4 corsi con la comparsa di Bologna e Pisa.

A Pisa si tratta per l’esattezza di un corso già avviato in precedenza che si occupava comunque di quegli stessi argomenti, ma non lo specificava nel titolo. Ora, 2020, si potrebbe arrivare a 9, visto che in attesa di attivazione ce ne sono 5, tre delle quali sarebbero le prime triennali a trattare la materia.

Le lauree in questione sono tutte confinate nell’alveo dell’ingegneria informatica, ad eccezione di una interclasse con informatica. Un commento su questi dati è arrivato dal prorettore per la Didattica dell’Università di Pisa, Marco Abate, che ha evidenziato come si sia di fronte ad una “espansione analoga a quella avvenuta con qualche anno d’anticipo per la data science“.

Il professor Abate ha poi spiegato che “fino al 2014 erano presenti solo due lauree triennali, a Genova e Palermo, dedicate all’analisi dei dati, che è la versione baby della data science” e ha aggiunto poi che “i primi corsi veri di data science compaiono nel 2015, a Roma Sapienza e a Torino. Nel 2016 se ne aprono altri due, a Padova e Milano Bicocca; e dal 2017 comincia l’esplosione“.

Nel 2017 infatti si raggiunge quota 10, numero che raddoppia nel 2018, e raggiunge il totale di 29 nel 2019. Per il 2020 si prevede che, tra corsi dedicati all’analisi dei dati (lauree triennali) e corsi dedicati alla scienza dei dati (lauree magistrali), si arrivi a un totale di 35.

Interessante notare anche l’ottimo andamento dei corsi green, che sebbene presentino una crescita meno costante rispetto a quelli visti fin qui, mostrano comunque nuove attivazioni che bilanciano abbondantemente le chiusure.

Nel 2011 i corsi “green” erano 17, e restano più o meno su queste cifre fino al 2014. Ed è qui che iniziano a crescere ad un ritmo di circa 3 o 4 lauree l’anno fino a raggiungere il totale di 37 corsi nel 2019/2020, mentre per l’anno prossimo ci si aspetta l’apertura di altri 22 corsi.

Per il prorettore Abate si tratta di un “argomento trasversale per eccellenza, sviluppato com’è all’interno di classi di area agraria, alimentare, biotecnologica, biologica, chimica, economica, ingegneristica, turistica”.

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