Il mondo intero pagherà le conseguenze del riscaldamento globale, e se le fasce deboli della popolazione saranno quelle che subiranno maggiormente l’innalzamento delle temperature, il Paese più colpito dal problema dei cambiamenti climatici sarà l’India.
Secondo Juan Salazar, direttore analista responsabile investimenti di BMO Global Asset Management, i mutamenti climatici avranno un pesante impatto sull’Asia meridionale, che è già attualmente una delle regioni più colpite dell’intero pianeta.
In India, solo nell’ultimo anno ci sono state inondazioni record nello Stato del Kerala, con oltre 5 milioni di persone coinvolte nel fenomeno climatico estremo. La siccità ha letteralmente prosciugato la regione del Tamil Nadu con conseguente crisi idrica nella capitale Chennai che conta poco meno di 10 milioni di abitanti.
In diversi paesi del nord dell’India ci sono state tempeste di sabbia anomale e temperature ben al di sopra delle medie stagionali. Non solo, almeno 4 cicloni tropicali si sono abbattuti su entrambe le coste e costretto milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
La posizione geografica dell’India la espone alle calamità naturali
E’ la sua posizione geografica che espone l’India alle calamità naturali, come inondazioni, siccità, cicloni e smottamenti. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, 600 milioni di Indiani sperimentano le variazioni di temperatura e le forti precipitazioni direttamente, con costi per il Paese che potrebbero raggiungere il 2,8% del PIL, con un conseguente calo drastico della qualità della vita per almeno metà della popolazione entro il 2050.
Il prezzo dei cambiamenti climatici che l’India si troverà a pagare arriverà attraverso diversi canali. Drastico calo della produttività agricola, del mondo del lavoro, conseguenze sulla salute, migrazione, e altri fattori che possono influire sul consumo interno, sulla crescita economica e sulla riduzione della povertà.
La scarsa sensibilità al problema dell’ambiente presenterà il conto, e visto lo scenario previsto in particolare per la popolazione dell’India, le aziende indiane una volta raggiunta questa consapevolezza, stanno correndo ai ripari, ridefinendo le proprie strategie commerciali.
L’India ha già iniziato a pagare il conto
Le ripercussioni sulla popolazione dell’India si stanno già concretizzando, specie nel comparto dell’agricoltura. Juan Salazar spiega che: “il settore dell’agricoltura è ancora una delle principali fonti di reddito, rappresenta circa il 14% del PIL e dà lavoro a quasi 800 milioni di persone”.
Dal momento che la maggior parte dei terreni agricoli in India non ha accesso a fonti di irrigazione, la loro coltivazione dipende fortemente dai monsoni che se un tempo arrivavano con una certa puntulità con la stagione delle piogge, adesso sono sempre più irregolari a causa del cambiamento climatico.
Se i monsoni non si manifestano le conseguenze sono drammatiche per l’agricoltura, con raccolti che vanno male, e i prezzi dei prodotti alimentari aumentano. Ai contandini vengono a mancare i mezzi di sostentamento e considerata l’importanza dell’agricoltura sull’economia indiana è facile immaginare quanto sia ampia la fascia di popolazione che arriva a pagarne subito le conseguenze.
La Marico è un’azienda indiana che commercia in prodotti per la cura del corpo e della persone, nonché il più grande acquirente di cocco del Paese. Attualmente Marico è impegnata in una partnership con istituti di ricerca che cercano di sviluppare colture migliorate più resistenti alla siccità, inoltre collabora con gli agricoltori per promuovere pratiche scientifiche sul prezioso bene dell’acqua.
Attraverso questa collaborazione, la Marico intende migliorare la resa dei raccolti investendo sulla salute del suolo. Il risultato sarà il rilancio delle fonti di sostentamento degli agricoltori, con un incremento della stabilità del settore agricolo, rendendolo maggiormente resistente ai cambiamenti nei cicli delle precipitazioni e all’innalzamento delle temperature in tutto il Paese.
L’India è il terzo produttore di CO2 al mondo
La crescita delle emissioni di gas serra è un problema sempre più rilevante in India. Basti pensare che l’India è il terzo produttore al mondo di CO2, dietro a Cina e Stati Uniti. Per questa ragione, nel Paese asiatico, per invertire la rotta sono stati compiuti importanti passi avanti negli ultimi anni.
L’India ha infatti recentemente puntato su un’economia a basse emissioni di carbonio in vari settori, inoltre è leader mondiale nelle rinnovabili. Negli ultimi 3 anni gli investimenti in questo settore hanno superato quelli relativi ai combustibili fossili.
L’enorme fabbisogno energetico dell’India d’altra parte continuerà a rendere indispensabile l’utilizzo di energia fossile, dalla quale il Paese resterà comunque dipendente. Nei prossimi 20 anni è infatti previsto un calo nel consumo di carbone come fonte di energia primaria, ma nel 2040 rappresenterà ancora il 48% del totale.
Secondo Juan Salazar “molte aziende hanno compiuto passi da gigante nell’incrementare la quota delle rinnovabili nel mix energetico, stabilendo obiettivi ambiziosi. Questo passaggio alle rinnovabili” spiega Salazar “non si basa su aspirazioni ambientali, ma su realtà economiche: negli ultimi mesi gli appalti per la fornitura elettrica hanno dimostrato che le rinnovabili possono essere proposte a tariffe significativamente inferiori rispetto al carbone“.
A proposito del passaggio alle rinnovabili, Juan Salazar cita la “Ultratech, il più grande produttore di cemento indiano” riferendo che sta “lavorando duramente per alzare la quota di energia da fonti rinnovabili nel suo mix energetico, da meno del 5% attuale al 20% entro il 2022.”
Discorso analogo quello della “Titan Company, leader nel settore dei gioielli” che a quanto riferisce Salazar “consuma oltre il 50% di energia eolica e ha fatto notevoli progressi nell’installazione di impianti solari nei punti vendita di tutto il Paese.”
Così pure “HUL ha incrementato la quota di energia rinnovabile del 43% dal 2008 al 2018, e si è impegnata a rifornirsi al 100% da fonti rinnovabili per quel che riguarda l’approvvigionamento dalla rete entro il 2020.”
I benefici di un cambio di direzione nella politica degli approvvigionamenti energetici, si avrebbero su più fronti. Importanti interventi di riduzione delle emissioni tramite la scelta di energia rinnovabile potranno migliorare non solo il profilo aziendale ma anche il risultato meramente economico.
Le imprese che imboccano per prime questa strada e puntano a fonti di energia alternative si troveranno avvantaggiate nel momento in cui il Paese introdurrà normative legate al carbonio. La BMO ha già incoraggiato le aziende a puntare alla riduzione delle emissioni di gas serra, allineando gli obiettivi agli accordi di Parigi.
L’India, nonostante il rallentamento dell’economia, continua ad offrire interessanti spunti di investimento per chi scommette nei mercati emergenti. Questo grazie alla presenza di numerose aziende di qualità, costruite su solidi modelli di business che lavorano in mercati finanziari liquidi. Aumento del reddito, sviluppo demografico e urbanizzazione offrono inoltre interessanti prospettive di crescita.
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