La questione del riscaldamento globale è probabilmente l’unica che accomuna in maniera indistinta, tutti i mezzi di comunicazione di massa. Accomuna i giornali, le riviste, i siti web. Tutti hanno la stessa consapevolezza: i mutamenti climatici sono una realtà che va affrontata seriamente, e le conseguenze si fanno ogni giorno più evidenti.
Una questione, quella del riscaldamento globale, entrata nel dibattito pubblico per restarci, finché non si inverte la rotta quantomeno. Una necessità descritta da tutti i media, che in alcuni casi scrivono in proprio, in altri invece rilanciano gli allarmi emessi da vari centri di ricerca.
Così ha fatto ad esempio la ABC News, testata giornalistica australiana che ha riportato il lavoro di varie riviste scientifiche tra cui The Lancet. Questa ha evidenziato con estrema chiarezza che “il surriscaldamento è la più grave minaccia sulla collettività del ventunesimo secolo”. Una minaccia che colpirà per primi e in maggior numero proprio coloro che in minor misura sono responsabili di quanto sta avvenendo: le persone più deboli e più povere del pianeta.
Riscaldamento globale: ondate di calore e alluvioni
Tra il 2000 e il 2017, secondo quanto rilevato dal global report del Lancet, il numero delle persone coinvolte nel fenomeno delle ondate di calore è cresciuto di 157 milioni. Si tratta di un fenomeno che in sintesi comporta un forte innalzamento delle temperature rispetto alle medie stagionali.
Fasi prolungate di caldo estremo che secondo l’IPCC (International Panel On Climate Change) peggioreranno rapidamente se non si corre ai ripari. Il cambiamento climatico finirà con l’esasperare i due estremi: desertificazione e iper-piovosità.
Tony Capon, professore di salute pubblica all’Università di Sydney e curatore dell’indagine, ha affermato: “il fatto che gli eventi cimatici estremi stiano cambiando per frequenza, distribuzione, intensità, ha una serie di implicazioni sulla salute, sia dirette sia indirette”.
Le conseguenze dirette cui fa riferimento il professore sono quelle causate dall’inquinamento, ed in particolare dal cosiddetto particolato PM10 e PM2,5. Nel 2015, le morti causate da inquinamento atmosferico, cioè quelle dovute agli stessi gas serra che causano il riscaldamento globale, sono state 2,9 milioni, e tra queste quasi 500mila sono riconducibili all’utilizzo del carbone.
E’ bene precisare che le persone che rientrano in quest’ultimo dato, non erano residenti in aree situate nei pressi di centrali a carbone, ma semplicemente abitanti di grandi città. Tutte le persone che vivono nelle grandi città infatti respirano aria potenzialmente dannosa.
L’Australia tra siccità e letali ondate di calore
Altre conseguenze dirette dell’innalzamento delle temperature sono i crampi da calore, il colpo di calore e il collasso vero e proprio. L’Australia è il primo Paese del mondo in cui il collasso da calore è diventato la principale causa di morte naturale. Le persone che finiscono in ospedale per sintomi riconducibili alle elevate temperature sono sempre più numerose, a causa di ondate di calore sempre più insistenti e durature.
La media annua di precipitazioni in Australia è scesa a 420 mm, che è il valore più basso tra tutti i continenti. Un territorio già per 2/3 desertico che vede ridursi ulteriormente di anno in anno il volume delle piogge al punto che nel mese di aprile 2018, gran parte delle autorità sanitare australiane hanno sottoscritto una lettera aperta con la quale chiedevano ai partiti politici di “riconoscere il profondo impatto del cambiamento climatico sulla salute degli Australiani”.
Le conseguenze indirette del riscaldamento globale
La migrazione di grandi masse di persone che fuggono da zone che sono in via di desertificazione è sicuramente la conseguenza indiretta più lampante del riscaldamento globale. Ma non certo l’unica. Un’altra conseguenza indiretta è la proliferazione di specie aliene. Di recente è stato diramato nel mar Mediterraneo un allarme relativo all’arrivo di meduse giganti, che sono in alcuni casi letali per l’uomo. Pare che queste meduse siano riuscite a raggiungere le nostre acque grazie all’ampliamento del Canale di Suez.
Tra le conseguenze indirette anche l’estensione delle infezioni. Persino le variazioini più piccole e apparentemente insignificanti di temperatura, precipitazioni e umidità, possono fissare i presupposti per la diffusione di malattie infettive. Tra queste potremmo citare il colera, che ha origine dall’acqua infetta, o la malaria, che viene trasmessa dalle zanzare le quali grazie all’innalzamento delle temperature riescono a sopravvivere ad altitudini superiori. E sono proprio le zanzare a far aumentare in Australia i casi di febbre Dengue e la diffusione del virus Ross River.
Il riscaldamento globale e i problemi alimentari
Un problema che si riscontra sia nella diffusione di malattie di origine alimentare, dal momento che il cibo è sensibile alle temperature ambientali, sia nelle difficoltà nella produzione. Le conseguenze sull’agricoltura sono tra le più pesanti che si possono riscontrare a causa del riscaldamento globale. Basti pensare a siccità e alluvioni che possono mettere in ginocchio le colture di intere regioni.
Col peggioramento della qualità e della quantità dei raccolti, la reperibilità e la disponibilità di alimenti sani si riduce inevitabilmente, i prezzi dei prodotti alimentari freschi salgono ed il numero di persone alle quali finisce per essere preclusa una dieta sana aumenta, col conseguente aumento dell’esposizione ad ulteriori disturbi.
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